Visione generale del pensiero religioso e politico Martin Lutero di Francesca Brasca
Martin Lutero, fino al 1517 sconosciuto monaco dell’ordine degli Eremiti Agostiniani, diede inizio a un processo che condusse alla fine dell’unità religiosa nell’Occidente cristiano, formalmente riconosciuta dalla Pace di Augusta del 1555. A questo moto riformatore si è giunti sotto la spinta delle esigenze di ritornare alle istanze originarie del Cristianesimo, ma anche a causa dell’accentuarsi dei conflitti interni alla Chiesa e della crescente reazione di principati e monarchie nei confronti del potere ecclesiastico di Roma. Nato ad Eisleben nel 1483 ed entrato in convento a soli ventidue anni, dove studia teologia seguendo la “via moderna”, cioè l’indirizzo occamistico, inizia la sua carriera di riformatore con la diffusione delle 95 tesi, che suscitano enorme scalpore. In seguito precisa e difende le sue posizioni con una serie di scritti del 1520:Alla nobiltà cristiana di nazione tedesca, La cattività babilonese e La libertà del cristiano.
Questione fondamentale di molte opere di Lutero è la “giustificazione per sola fede”, divenuta importante nel Medioevo. Secondo tale concetto il peccatore non è in grado di soddisfare le condizioni richieste per la salvezza, di salvarsi con la propria iniziativa e i propri meriti. Solo Dio può adempiere a tali condizioni donando al peccatore ciò di cui ha bisogno per essere giustificato. Quindi la fede stessa, afferma Lutero, è un dono di Dio. Sul fronte politico la concezione del noto riformatore si basa invece sulla “teoria dei due regni”, sull’esistenza di due governi, quello spirituale e quello secolare. Distinguendo nettamente la riforma dalla religione da una riforma della società e delle istituzioni politiche, Lutero nega che sia lecito ricavare dalla sua riforma religiosa una legittimazione della rivoluzione politica e sociale.
|