Giulio Pirovano Uniti nella diversità L’Europa sulla scena del mondo 6
lezione 6
Il periodo che va dal 1979 al 1984 vede dapprima l'europessimismo di Margharet Thatcher, primo ministro inglese conservatore, porre una serie di ipoteche sullo sviluppo della comunità; le prime elezioni a suffragio universale degli europarlamentari, la ridefinizione della Politica agricola comune con l'accettazione del principio del "giusto ritorno" nella dinamica economica comunitaria. Infine l'ingresso di tre nuovi soci: Grecia, Spagna e Portogallo e la corsa a presentare candidature da parte di paesi dell'area mediterranea (Turchia, Malta e Cipro) e da parte dell'Austria.
La seconda metà degli anni '80 può essere focalizzata attorno alla decisione dell'Atto Unico che ha ridato respiro alla prospettiva di una Europa politica oltre che economica. La prospettiva di una moneta unica viene affiancata dalla preparazione di un pacchetto di accordi relativi a diversi temi non economici. Si avvicinano gli accordi di Maastricht.
Gli accordi di Maastricht (1992) disegnano una nuova Europa, sviluppandone le istituzioni. I tre pilastri sono quelli della Comunità europea, della Politica estera e della sicurezza comune (Pesc) e infine quello della Giustizia e degli affari interni (Cgai).
Il trattato di Maastricht ha visto una opposizione dura da parte di alcuni soggetti e si sono scatenate speculazioni sulla strada dell'euro, si è assistito al non decollo della politica estera, il signor Pesc, come veniva chiamato, non era riuscito a superare i diversi ostacoli frapposti dai singoli governi, poco inclini a delegare la propria politica estera.
Con il trattato di Maastricht si sono tuttavia messe le basi per una cooperazione sempre più incisiva anche in altri settori come, strategico, quello dell’istruzione.
Nel trattato vengono specificati numerosi protocolli che riguardano il percorso che è stato compiuto dalla Comunità nella sua storia e in particolare qui vorrei ricordare che si fissano le condizioni dell'applicazione dei principi di sussidiarietà e proporzionalità sanciti nell'articolo 3 B del trattato che istituisce la Comunità europea.
A seguito del fallimento del progetto della Comunità Europea di Difesa (CED)(1), il Trattato di Bruxelles venne modificato dagli Accordi di Parigi del 23 ottobre 1954 (da cui la dizione Trattato di Bruxelles modificato), che permisero l'adesione dell'Italia e della Repubblica Federale Tedesca e la nascita dell’Organizzazione che assumeva l’attuale nome di UEO.
Ai 7 Paesi firmatari degli Accordi di Parigi si sono aggiunti nel 1990 la Spagna e il Portogallo, e da ultimo nel 1995 la Grecia.
Elemento fondamentale del Trattato è l’articolo 5, che prevede l’assistenza automatica di tutti gli Stati membri in caso di aggressione nei confronti di uno di essi.
È in questo quadro che l’intervento in Bosnia Erzegovina verrà coordinato dalla UEO in collaborazione con la NATO.
La UEO è stata quasi completamente integrata nella Unione Europea.in seguito all'entrata in vigore del Trattato di Maastricht. La UEO ha visto riconosciuto un ruolo primario nell'elaborazione di una politica di difesa comune. Infatti, sebbene non tutti gli Stati dell' Unione europea ne facciano parte (Svezia, Austria, Finlandia, Danimarca e Irlanda hanno soltanto lo status di osservatori), l'UEO è stata inserita nello sviluppo dell'Unione e, conformemente allo stesso Trattato di Maastricht, ha il compito di elaborare e porre in essere le decisioni e le azioni dell'Unione europea aventi implicazioni nel settore della difesa.
Il Trattato di Amsterdam ha comportato vari altri aggiustamenti nella gestione della UEO.
Gli anni ’80 hanno visto nei Paesi al di là della cortina di ferro l’evolversi di transizioni da regimi totalitari a regimi post-totalitari e quindi a esperienze che, a partire dagli anni Novanta, hanno portato questi Paesi nell’ambito delle democrazie. Qui vediamo alcuni dei protagonisti di questi processi di transizione: per la Polonia, per la Cecoslovacchia, per l’Ungheria, per la Bulgaria. I media occidentali in quegli anni hanno dato particolare risalto alla esperienza polacca, ma probabilmente l’esperienza più interessante sul piano politico è stata quella ungherese. Questo perché l’Ungheria è stato il paese che più degli altri ha subito l’imposizione di un regime totalitario da parte sovietica (dopo la rivoluzione del 1956) che durò fino al 1962. È dal 1962 che l’Ungheria lentamente ma progressivamente cerca di costruire un processo di detotalizzazione sotto il controllo e la guida di Kàdàr che riuscirà a stare in sella fino alla fine degli anni ottanta. Al vecchio Kadar subentrò, in termini di forze all’interno del partito comunista magiaro Imre Pozgay a cui va riconosciuto il merito di aver saputo dialogare in modo aperto con le diverse realtà della società civile. Il Forum Democratico Magiaro in particolare.
Il crollo del regime comunista della Germania dell’Est, la Repubblica Democratica Tedesca (!!) è stato ampiamente documentato ed è particolarmente importante per tutte le implicazioni politiche che la riunificazione tedesca ha comportato per l’Europa.
Le immagini descrivono la gioia della gente arrampicata sul muro di Berlino, quel muro che aveva visto tanti tentativi di fuga e tante uccisioni di uomini e donne. Per circa trenta anni quel muro è stato simbolo di molte cose. Distruggendo il simbolo tuttavia non si risolvono i problemi e la videata relativa ai costi vi può dare un’idea della dimensione di quei problemi. A oggi non ancora risolti, almeno in parte.
Per l’Europa ha significato una spinta potente verso due obiettivi: la fondazione di una Unione Politica sempre più stretta in modo da legare in modo forte all’Europa nel suo complesso la nuova Germania (ottanta milioni di abitanti) e la definizione di un metodo per europeizzare il marco tedesco. Inutile dire che furono i francesi con Mitterand a spingere in questa direzione. La nuova Germania che il cancelliere Kohl chiedeva pressantemente di realizzare, se lasciata a se stessa avrebbe riproposto esattamente le stesse questioni di equilibrio economico e politico che erano state risolte qualche anno prima con l’ingresso della Gran Bretagna.. Questi timori, particolarmente sentiti dai francesi, erano condivisi, almeno in parte, da vari partner europei (18 novembre 1989).
presentato dalla Commissione europea nel dicembre del 1993, ha come argomento principale il problema della disoccupazione nei paesi membri della Comunità Europea e rappresenta il contributo più autorevole proposto dalle istituzioni comunitarie per affrontare la più grave emergenza economica e sociale che affligge l’Unione Europea. Contiene numerose indicazioni di politica economica che i singoli Stati membri e la Comunità nel suo complesso dovrebbero seguire per combattere un fenomeno che negli ultimi venti anni ha afflitto l’Europa: più di 18 milioni di persone sono disoccupate e il tasso attualmente oscilla intorno all’11%.
La PESC, la cui base giuridica è stata elaborata piuttosto tardi, è uno degli strumenti di cui dispone l'Unione europea (UE) nell'ambito delle relazioni esterne ( EN ). Il ritardo dipende dalla natura delicata di tale politica, che figura tra le competenze fondamentali dei singoli Stati.
Dopo il fallimento dei due coraggiosi tentativi di dare vita ad una politica europea di difesa negli anni 50 e 60, rispettivamente il piano Pléven e il piano Fouchet, si è giudicato più opportuno, in quanto più efficace, trasferire le competenze in maniera progressiva. Tale opzione si è concretata nella cooperazione politica europea (CPE), varata in via informale nel 1970. Da allora, le due basi fondamentali che hanno dato un forte impulso allo sviluppo della PESC sono state il trattato sull'Unione europea con l'attuazione del titolo V - il secondo pilastro dell'UE - e il trattato di Amsterdam, con il potenziamento degli strumenti e delle procedure di decisione.
La riforma di Amsterdam è apparsa particolarmente urgente dopo il collasso dell'ex-Iugoslavia, le cui tragicità ha mostrato in tutta la sua evidenza la necessità per l'Unione di essere in grado di agire e di prevenire, e non solo di reagire. Successivamente, gli obiettivi particolarmente ambiziosi dell'Unione sono stati ribaditi grazie all'ampio sostegno dei suoi cittadini - circa due persone su tre hanno dato il proprio assenso. Dopo la firma del trattato di Amsterdam, la PESC si è poi evoluta e rafforzata in occasione di ciascun Consiglio europeo, la sede in cui si esprime la forza motrice di integrazione nelle altre politiche europee. La ragione di tale potenziamento va ricercata nella volontà di aumentare l'influenza dell'Unione, in modo che questa corrisponda meglio al ruolo che l'Unione svolge come principale finanziatore a livello mondiale.
Nella immagine vediamo alcuni momenti che caratterizzano l’attività del signor PESC (attualmente Xavier Solana): Un incontro con l’afgano Massood e un incontro con Shevardnaze nei panni di presidente della Georgia ci dicono che l’Unione Europea deve sempre di più affrontare le crisi internazionali come partner attivo, non solo sul piano finanziario, ma anche sul piano politico: l’Europa è un gigante finanziario, un nano politico. Il signor PESC è un primo tentativo di giungere ad una crescita politica nei rapporti con i paesi terzi rispetto alla comunità.
Le immagini dei militari di Eufor in Bosnia Erzegovina servono a capire che l’Europa a poco a poco sta diventando un soggetto in grado di agire anche militarmente sia pure secondo il quadro determinato inglobando la UEO e quindi tenendo come proprio punto di riferimento le azioni di Petersberg.
È stato un percorso in tre fasi, l’ultima iniziata con il 1 gennaio 1999 ha visto la fissazione definitiva dei tassi di cambio delle varie monete in relazione all’ecu. Ecu. Cosa era l’ecu? ECU é l’acronimo per European Currency Unit (unità di conto europea).
Era una valuta - paniere composta da unità fisse di dodici delle quindici monete dell'Unione europea, che venne istituita dal Consiglio europeo di Bruxelles del 1978.
Il criterio in base al quale il Consiglio europeo attribuiva un certo peso ad ognuna delle valute dei Paesi UE si basava sull’importanza economica del Paese corrispondente. Definito questo set di misure il valore dell’ECU veniva calcolato come media ponderata delle valute che lo componevano.
La composizione, fissata nel settembre 1989 e ancora vigente prima dell’avvio della terza fase dell’ UME, era: 0,6242 marchi tedeschi, 1,332 franchi francesi, 0,08784 sterline, 151.8 lire italiane, 0.2198 fiorini olandesi, 3.301 franchi belgi, 0.13 franchi lussemburghesi, 0.1976 corone danesi, 0.008552 sterline irlandesi, 1.44 dracme greche, 6.885 pesetas spagnole e 1.393 escudos portoghesi. Per esplicita disposizione del Trattato di Maastricht, tale composizione non venne più modificata fino all'1 gennaio 1999, quando l'ECU venne rimpiazzato dall'Euro nel rapporto di 1:1 e perse la propria natura di paniere. Da quel momento, veniva cambiato secondo rapporti di conversione fissi con le monete nazionali.
Nelle immagini vediamo alcuni momenti del percorso per arrivare all’euro, moneta nelle tasche degli europei.
La prima fase è rappresentata dalla costituzione dell’euro come divisa disponibile solo in obbligazioni e azioni, una unità di conto che corrispondeva di fatto all’ecu. Il giornale in lingua spagnola annuncia la moneta ma siamo ancora ben prima del fatidico 1999. In una seconda fase l’euro fu trattabile solo in assegni e infine la terza fase. La seconda videata ci mostra il momento in cui viene dato l’annuncio relativo all’inizio dell’ultima fase: Yves-Thibault de Silguy, Member of the EC in charge of Economic and financial affairs and monetary matters, and Jacques Santer, President of the EC (seated from left to right) CE | Brussels - EC/Breydel | P-002574/20-7 | 31/12/1998, mentre la terza ci mostra una carta relativa ai paesi dell’area euro e ai paesi che fanno parte dell’Unione na non ancora dell’area euro.
La questione del Trattato per una Costituzione per l’Europa è assai complessa: sul piano dei fatti dal 2002 inizia a lavorare la Convenzione presieduta da Giscard d’Estaing con il compito di studiare in che modo si possa andare ad un trattato di costituzione ma di fatto la Convenzione va ben al di là del compito affidatole e quindi, dopo un lavoro complesso di raccolta di idee e confronti che si sono svolti anche usando la rete internet perché sono stati attivati forum di discussione in cui si possono leggere centinaia di interventi e richieste anche da parte di semplici cittadini, dopo tutto questo lavoro la Convenzione ha partorito non uno studio su come avvicinarsi a una Costituzione ma una bozza di Costituzione. Il Consiglio dei ministri al suo livello più alto ha lavorato ulteriormente sul testo e si è così arrivati nel 2004 alla versione che è poi stata firmata a Roma dai capi di stato dell’Unione e che è disponibile anche sul web dal portale dell’Unione Europea.
Le leggi dell’Europa prevedono che questo documento sia ratificato dai vari paesi secondo le loro leggi per cui ci sono paesi in cui l’approvazione è avvenuta per via parlamentare, paesi in cui lo strumento del referendum a portato al trionfo del NO (Francia e Paesi Bassi) e paesi che stanno aspettando a esprimersi. Gli ultimi confronti dovrebbero svolgersi entro quest’anno.
Anche in Italia, il cui Parlamento ha comunque ha già ratificato l’adesione al Trattato, ci sono punti di vista discordanti.
C’è chi pone una serie di punti di domanda sulla possibilità di una gestione veramente democratica dell’Unione e che quindi tende a dire no a questo Trattato. Una costituzione per l’Europa dovrebbe venir fuori da una costituente eletta a questo scopo, non da una convenzione. Non dai governi. Personalmente sono convinto che il fatto che i poteri del parlamento europeo sono notevolmente cresciuti avvicinandosi sempre di più ai poteri di un qualsiasi parlamento legislativo, ci mette al riparo da tendenze autocratiche.
Le sfide da raccogliere sono molteplici: le immagini ci portano a incontri del 2006 e ci ricordano la molteplicità di problemi che l'Unione Europea deve affrontare.
Carla Del Ponte a colloquio con il commissario europeo che si occupa dei problemi dell’allargamento. (vedi in verso il futuro i processi di allargamento), l’inaugurazione di una casa dell’energia rinnovabile a Brussel, una relazione nell’ambito del Programma per la promozione della coesione sociale a confronto con l’America latina, un incontro con i responsabili politici della Somalia che si apprestava, dopo anni di guerra civile, a rientrare nel novero della comunità internazionale.
[Sono esempi della attività quotidiana, aperture verso il mondo contemporaneo con tutte le sue sfide].
Il trattato di Lisbona rappresenta un tentativo di semplificazione del Trattato costituzionale sottoscritto a Roma dai capi di stato ma respinto dai referendum in Francia e Olanda, che conferma comunque le principali linee di sviluppo presenti nel Trattato stesso. Sono meno linee di testo, ma il succo, a detta di molti, è lo stesso. Si stabiliscono delle relazioni strette tra i trattati fondativi dell'Europa (trattato di Roma e trattato di Maastricht), riscrivendo le regole per il funzionamento della Comunità, si evita accuratamente di parlare di Costituzione, e si fissa un rapporto stretto con il documento sui Diritti fondamentali approvato a Nizza nel 2000.